Il magistero pianistico russo sarà di nuovo ospite del cartellone della XVII edizione dei Concerti d’Estate.
Alexander Yakovlev vincitore del Premio di esecuzione pianistica “A. Napolitano” – Città di Salerno” 2014, ritorna, questa sera 30 luglio (ore 21, ingresso libero) per esibirsi in un rècital dedicato al pubblico di Villa Guariglia.
Il festival quest’anno è il capofila degli eventi cofinanziati con PO FESR Campania 2007 – 2013 Ob. O. 1.12 con DD.GR. n.197/2013 e n.692/2013: La Scoperta della Campania – Sessione “Giugno 2014 – Gennaio 2015” .
I “Concerti d’estate di Villa Guariglia”, che rientrano nel PO FESR Campania 2007 – 2013 Ob. O. 1.12 , si avvalgono anche del contributo ed il patrocinio del Comune di Vietri sul Mare, della Provincia di Salerno, della Camera di Commercio di Salerno, della Coldiretti Salerno, dell’EPT, della Fondazione Cassa di Risparmio Salernitana, del Gal Casacastra e del Conservatorio di Musica “Giuseppe Martucci” di Salerno.
Il faro di Erchie che svetta dalla costa a picco sul Mediterraneo, riletto artisticamente da Giancapetti (il maestro della ceramica scomparso lo scorso 18 gennaio), è l’immagine del festival e si propone come una dedica a colui che seguiva abitualmente la rassegna, riservandosi un posto in seconda fila.
Anche per questa edizione, parallelamente ai concerti, si terrà la Mappa del Gusto, il format nato con il festival ed organizzato con la preziosa collaborazione della Coldiretti di Salerno che mette in campo i ristoranti del territorio per la preparazione di un menù dedicato, realizzato utilizzando solo prodotti d’eccellenza del territorio, fondendosi con l’edizione 2014 del progetto di Campagna Amica “Colti e mangiati”.
Alexander Yakovlev ha scelto di inaugurare il concerto del vincitore con una pagina di Wolfgang Amadeus Mozart.
Il 23 settembre del 1777 il genio di Salisburgo partì per Parigi con la madre.
Il viaggio toccò Monaco, Augsburg, Mannheim ed infine Parigi.
A Mannheim Mozart frequentò Christian Cannabich, direttore dell’orchestra di corte ed esponente della seconda generazione di Mannheimer; per la quindicenne figlia di Cannabich, Rosa, Mozart scrisse la Sonata in Do Maggiore KV 309, che fu pubblicata l’anno successivo a Parigi.
Il primo movimento comincia con un motto iniziale all’unisono.
Nella transizione al secondo tema Mozart inserì una caratteristica musicale locale in omaggio alla città di Mannheim che lo ospitava: sono quegli staccati ascendenti meglio conosciuti come “Mannheim racket”.
Nel secondo movimento sembra che Mozart abbia voluto raffigurare musicalmente il carattere di Rosa Cannabich, cui era dedicata la sonata, e per sua stessa ammissione pare ci fosse riuscito esattamente (lettera del 6 dicembre 1777).
Sembra che Mozart fosse molto soddisfatto dell’esecuzione che la dedicataria realizzò di questa sonata, in particolare dell’ultimo movimento che si adeguava perfettamente alle sue capacità tastieristiche.
Seguiranno gli Studi sinfonici, op.13 di Robert Schumann.
Siamo talmente avvezzi al titolo di Schumann che non facciamo più caso al paradosso in esso contenuto.
In verità vi fece caso Schumann stesso quando, nel 1852, ripubblicò la sua op. 13, ritoccata, con il titolo Studi in forma di variazioni.
E Studi sinfonici non era stato del resto il primo titolo: il primo fu Variazioni patetiche, il secondo Fantasie e finale, il terzo Studi di carattere orchestrale.
Schumann, nel 1837, optò per Studi sinfonici, versione abbreviata di Studi di carattere orchestrale, perché l’ampliamento delle possibilità coloristiche, provocato dall’adozione generalizzata delle barre e placche metalliche di tensione e della copertura del martelletto in feltro (invece che in pelle), portava il pianoforte a rivaleggiare con l’orchestra.
Negli Studi sinfonici Schumann adottò in larga misura disposizioni dell’evento sonoro tipiche dell’orchestra, e poi dell’organo (Studio n. 8), ed infine… del pianoforte (Studio n. 11): il nuovo pianoforte, in altre parole, poteva fare ciò che faceva l’orchestra, ma poteva anche andar oltre l’orchestra, scoprendo un nuovo territorio di sovrapposizioni di sonorità limpide e di macchie sonore indistinte, tanto che lo Studio n. 11 viene visto da qualcuno come lontana premonizione di Ondine di Ravel.
Per ottenere ciò diventava essenziale la tonalità, cioè l’uso di tutti i tasti neri con una particolare posizione della mano che favorisce il controllo capillare della discesa del tasto.
Schumann, non-pianista, si affiancava così ai pianisti Chopin e Liszt, che in quegli anni stavano sviluppando una tecnica del suono pianistico innovativa, anzi, rivoluzionaria.
La dolorosa e statica bellezza del semplice tema comincia ad animarsi già nella Prima Variazione (Un poco più vivo), mentre già dalla Seconda Variazione, al di sotto di un canto intenso e appassionato, la scrittura pianistica si fa sempre più densa e complessa per alleggerirsi poi all’improvviso nel luminoso virtuosismo del Terzo Studio; la figura discendente del tema viene ripresa a canone nei secchi accordi della Terza Variazione che sfocia direttamente nella Quarta (Scherzando), anch’essa costruita su accordi che introducono però un’atmosfera più leggera, contraddetta ancora una volta dall’esplosione virtuosistica della Quinta Variazione (Agitato).
Questa alternanza, talvolta perfino violenta, di atmosfere diverse continua anche nelle Variazioni seguenti, con lo slancio virtuosistico e appassionato della Sesta Variazione, del Nono Studio e dell’Ottava Variazione e le parentesi intensissime della Settima e, soprattutto della Nona Variazione, vertice sommo di intensità espressiva, raffinatezza di scrittura, ricerca timbrica. Spentasi in lontananza l’eco di quest’ultima, straordinaria Variazione, esplode con un contrasto tanto più amplificato il Finale (Allegro brillante), un ampio e sonoro rondò di quasi duecento battute che utilizza materiale tematico tratto dall’opera Der Tempier und die Jüdin di Heinrich August Marschner (1795-1861) e in particolare della romanza “Du stolzes England, Freuedich”; si tratta di un ulteriore omaggio di Schumann al suo amico inglese dedicatario dell’opera, il compositore William Sterndale Bennett.
Finale di serata affidato al titolo con cui Alexander è stato incoronato vincitore sul prestigioso palcoscenico del teatro Verdi di Salerno: “Quadri di un’esposizione” di Modest Musorgskij.
Il compositore russo scrisse il suo capolavoro nel 1874, ispirandosi ai quadri ed acquerelli del pittore ed architetto Victor Alexandrovich Hartmann, cui era legato da profonda amicizia.
Entrambi aspiravano ad un’arte legata alle radici culturali della loro terra, al suo folklore ed alle sue tradizioni, rifiutando influenze straniere.
Durante la visita alla mostra, dedicata appunto ad Hartmann, un anno dopo la sua scomparsa, Musorgskij rimase affascinato dalle opere ed in tre settimane, tra giugno e luglio, scrisse l’opera, che verrà pubblicata postuma solo sei anni dopo la morte del compositore.
L’opera è composta da quindici, dieci ispirati ai quadri e cinque Promenades, che rappresentano il movimento dell’osservatore da una tela all’altra ed uno ad uno.
Le Promenades, chiaramente riconoscibili, presentano tutte lo stesso tema con variazioni più o meno marcate, quasi a far risaltare l’emozione del visitatore per il quadro appena visto e l’attesa per quello successivo, e fungono da elemento di coesione dell’opera basata su forti contrasti tra i vari soggetti.
La prima Promenade ci porta davanti al ritratto inquietante e demoniaco dello Gnomus (in origine uno schiaccianoci), un piccolo gnomo deforme immaginato in una danza grottesca tra urla e balzi tra le ombre.
La seconda Promenade, dai toni più dolci rispetto alla prima ci guida fino alle porte de Il vecchio castello; un’immagine che descrive una torre medievale, probabilmente dipinta da Hartmann durante un viaggio in Italia, ai cui piedi un menestrello canta una serenata.
Il primo tema è un cantabile nostalgico, il secondo è elegiaco, mentre il terzo, dal ritmo lentissimo, a poco a poco, svanisce.
La terza Promenade è eclatante e ci introduce alle Tuileries.
Questo movimento dal tono giocoso e spiritoso descrive dei bambini che giocano nei Giardini delle Tuileries di Parigi.
Si passa, senza “passeggiata”, a Bydlo. Una musica grave e ritmata descrive con un crescendo iniziale, un lento degradare ed un pianissimo finale, l’incedere pesante di un carro trainato da buoi (bydlo in polacco) lungo il suo inesorabile cammino.
Una quarta Promenade, leggera, quasi in punta di piedi, ci porta al Balletto dei pulcini nei loro gusci.
Un brano pieno di humor dove lo scorrere delle note richiama i pigolii ed il tipico zampettare dei pulcini.
Di nuovo senza “passeggiata”, il brano Samuel Goldenberg & Schmuyle.
Musorgskij unisce due quadri con un unico brano che descrive la conversazione tra i due personaggi ebrei polacchi.
Il ricco Samuel Goldenberg, è rappresentato con un tema grave e pomposo, la melodia si ispira ad un canto autentico ebreo, mentre per il povero Schmuyle il motivo è più acuto e lamentoso.
I due temi si sovrappongono fino a quando il primo personaggio si sbarazza dell’altro, importuno e la musica grave sopraffà quella acuta.
La quinta Promenade, praticamente identica alla prima, arriva Al mercato di Limoges, grande scena di animazione popolare, festosa di colori per la quale Musorgskij immagina i dialoghi buffi tra i popolani.
Ad un tratto la musica piomba bruscamente negli abissi delle Catacombae con un brano lentissimo dai forti contrasti dinamici quasi a voler simulare il suono di un organo.
Cum mortuis in lingua mortua rappresenta la “passeggiata” del compositore tra le Catacombe.
E’ una variazione sul tema della Promenade.
L’ispirazione, in questo caso, non viene da un quadro, ma è un momento dedicato al ricordo ed ai pensieri di Musorgskij sulla morte dell’amico Hartmann.
Da una antica fiaba russa irrompe La capanna sulle zampe di gallina, la casa della strega Baba Yaga.
La musica incalzante, cupa e minacciosa raffigura la strega che volteggia in aria con la sua scopa per riapparire e lasciare il passo al brano finale, La grande porta di Kiev, ispirato ad un progetto dello stesso Hartmann che non vide mai la luce.
E’ costituito dallo tema delle Promenade, in forma epica e grandiosa a descrive la magnificenza dell’edificio, alternato ad un corale di tipo religioso, fino alla spettacolare conclusione.


Ufficio Stampa Concita De Luca - Olga Chieffi
 
Ufficio Stampa del Comune di Vietri sul Mare: Andrea Pellegrino