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La lettura di alcune delle pagine del nuovo libro di Piera Carlomagno, "L'anello debole", edito CentoAutori, ha fatto da anteprima d'autore al concerto del quartetto jazz dello scorso 23 luglio. Le voci di Brunella Caputo e Davide Orazio si sono intrecciate rivelando pochi e stuzzicanti particolari sulla nuova indagine del commissario Baricco. A far da salottino letterario è stato il giardino antistante la Cappella di Villa Guariglia. Alle 21.30, poi, i riflettori del palcoscenico si sono accesi su quattro grandi interpreti della musica jazz Daniele Scannapieco (sax tenore), Dario Deidda (al basso) in veste di Special Guest, Tommaso Scannpieco (contrabbasso) e Luigi Del Prete (batteria). Quella per i Concerti d'estate di Villa Guariglia è stata la prima esibizione del quartetto formatosi un anno e mezzo fa.
Il magistero pianistico russo sarà di nuovo ospite del cartellone della XVII edizione dei Concerti d’Estate.
Alexander Yakovlev vincitore del Premio di esecuzione pianistica “A. Napolitano” – Città di Salerno” 2014, ritorna, questa sera 30 luglio (ore 21, ingresso libero) per esibirsi in un rècital dedicato al pubblico di Villa Guariglia.
Il festival quest’anno è il capofila degli eventi cofinanziati con PO FESR Campania 2007 – 2013 Ob. O. 1.12 con DD.GR. n.197/2013 e n.692/2013: La Scoperta della Campania – Sessione “Giugno 2014 – Gennaio 2015” .
I “Concerti d’estate di Villa Guariglia”, che rientrano nel PO FESR Campania 2007 – 2013 Ob. O. 1.12 , si avvalgono anche del contributo ed il patrocinio del Comune di Vietri sul Mare, della Provincia di Salerno, della Camera di Commercio di Salerno, della Coldiretti Salerno, dell’EPT, della Fondazione Cassa di Risparmio Salernitana, del Gal Casacastra e del Conservatorio di Musica “Giuseppe Martucci” di Salerno.
Il faro di Erchie che svetta dalla costa a picco sul Mediterraneo, riletto artisticamente da Giancapetti (il maestro della ceramica scomparso lo scorso 18 gennaio), è l’immagine del festival e si propone come una dedica a colui che seguiva abitualmente la rassegna, riservandosi un posto in seconda fila.
Anche per questa edizione, parallelamente ai concerti, si terrà la Mappa del Gusto, il format nato con il festival ed organizzato con la preziosa collaborazione della Coldiretti di Salerno che mette in campo i ristoranti del territorio per la preparazione di un menù dedicato, realizzato utilizzando solo prodotti d’eccellenza del territorio, fondendosi con l’edizione 2014 del progetto di Campagna Amica “Colti e mangiati”.
Alexander Yakovlev ha scelto di inaugurare il concerto del vincitore con una pagina di Wolfgang Amadeus Mozart.
Il 23 settembre del 1777 il genio di Salisburgo partì per Parigi con la madre.
Il viaggio toccò Monaco, Augsburg, Mannheim ed infine Parigi.
A Mannheim Mozart frequentò Christian Cannabich, direttore dell’orchestra di corte ed esponente della seconda generazione di Mannheimer; per la quindicenne figlia di Cannabich, Rosa, Mozart scrisse la Sonata in Do Maggiore KV 309, che fu pubblicata l’anno successivo a Parigi.
Il primo movimento comincia con un motto iniziale all’unisono.
Nella transizione al secondo tema Mozart inserì una caratteristica musicale locale in omaggio alla città di Mannheim che lo ospitava: sono quegli staccati ascendenti meglio conosciuti come “Mannheim racket”.
Nel secondo movimento sembra che Mozart abbia voluto raffigurare musicalmente il carattere di Rosa Cannabich, cui era dedicata la sonata, e per sua stessa ammissione pare ci fosse riuscito esattamente (lettera del 6 dicembre 1777).
Sembra che Mozart fosse molto soddisfatto dell’esecuzione che la dedicataria realizzò di questa sonata, in particolare dell’ultimo movimento che si adeguava perfettamente alle sue capacità tastieristiche.
Seguiranno gli Studi sinfonici, op.13 di Robert Schumann.
Siamo talmente avvezzi al titolo di Schumann che non facciamo più caso al paradosso in esso contenuto.
In verità vi fece caso Schumann stesso quando, nel 1852, ripubblicò la sua op. 13, ritoccata, con il titolo Studi in forma di variazioni.
E Studi sinfonici non era stato del resto il primo titolo: il primo fu Variazioni patetiche, il secondo Fantasie e finale, il terzo Studi di carattere orchestrale.
Schumann, nel 1837, optò per Studi sinfonici, versione abbreviata di Studi di carattere orchestrale, perché l’ampliamento delle possibilità coloristiche, provocato dall’adozione generalizzata delle barre e placche metalliche di tensione e della copertura del martelletto in feltro (invece che in pelle), portava il pianoforte a rivaleggiare con l’orchestra.
Negli Studi sinfonici Schumann adottò in larga misura disposizioni dell’evento sonoro tipiche dell’orchestra, e poi dell’organo (Studio n. 8), ed infine… del pianoforte (Studio n. 11): il nuovo pianoforte, in altre parole, poteva fare ciò che faceva l’orchestra, ma poteva anche andar oltre l’orchestra, scoprendo un nuovo territorio di sovrapposizioni di sonorità limpide e di macchie sonore indistinte, tanto che lo Studio n. 11 viene visto da qualcuno come lontana premonizione di Ondine di Ravel.
Per ottenere ciò diventava essenziale la tonalità, cioè l’uso di tutti i tasti neri con una particolare posizione della mano che favorisce il controllo capillare della discesa del tasto.
Schumann, non-pianista, si affiancava così ai pianisti Chopin e Liszt, che in quegli anni stavano sviluppando una tecnica del suono pianistico innovativa, anzi, rivoluzionaria.
La dolorosa e statica bellezza del semplice tema comincia ad animarsi già nella Prima Variazione (Un poco più vivo), mentre già dalla Seconda Variazione, al di sotto di un canto intenso e appassionato, la scrittura pianistica si fa sempre più densa e complessa per alleggerirsi poi all’improvviso nel luminoso virtuosismo del Terzo Studio; la figura discendente del tema viene ripresa a canone nei secchi accordi della Terza Variazione che sfocia direttamente nella Quarta (Scherzando), anch’essa costruita su accordi che introducono però un’atmosfera più leggera, contraddetta ancora una volta dall’esplosione virtuosistica della Quinta Variazione (Agitato).
Questa alternanza, talvolta perfino violenta, di atmosfere diverse continua anche nelle Variazioni seguenti, con lo slancio virtuosistico e appassionato della Sesta Variazione, del Nono Studio e dell’Ottava Variazione e le parentesi intensissime della Settima e, soprattutto della Nona Variazione, vertice sommo di intensità espressiva, raffinatezza di scrittura, ricerca timbrica. Spentasi in lontananza l’eco di quest’ultima, straordinaria Variazione, esplode con un contrasto tanto più amplificato il Finale (Allegro brillante), un ampio e sonoro rondò di quasi duecento battute che utilizza materiale tematico tratto dall’opera Der Tempier und die Jüdin di Heinrich August Marschner (1795-1861) e in particolare della romanza “Du stolzes England, Freuedich”; si tratta di un ulteriore omaggio di Schumann al suo amico inglese dedicatario dell’opera, il compositore William Sterndale Bennett.
Finale di serata affidato al titolo con cui Alexander è stato incoronato vincitore sul prestigioso palcoscenico del teatro Verdi di Salerno: “Quadri di un’esposizione” di Modest Musorgskij.
Il compositore russo scrisse il suo capolavoro nel 1874, ispirandosi ai quadri ed acquerelli del pittore ed architetto Victor Alexandrovich Hartmann, cui era legato da profonda amicizia.
Entrambi aspiravano ad un’arte legata alle radici culturali della loro terra, al suo folklore ed alle sue tradizioni, rifiutando influenze straniere.
Durante la visita alla mostra, dedicata appunto ad Hartmann, un anno dopo la sua scomparsa, Musorgskij rimase affascinato dalle opere ed in tre settimane, tra giugno e luglio, scrisse l’opera, che verrà pubblicata postuma solo sei anni dopo la morte del compositore.
L’opera è composta da quindici, dieci ispirati ai quadri e cinque Promenades, che rappresentano il movimento dell’osservatore da una tela all’altra ed uno ad uno.
Le Promenades, chiaramente riconoscibili, presentano tutte lo stesso tema con variazioni più o meno marcate, quasi a far risaltare l’emozione del visitatore per il quadro appena visto e l’attesa per quello successivo, e fungono da elemento di coesione dell’opera basata su forti contrasti tra i vari soggetti.
La prima Promenade ci porta davanti al ritratto inquietante e demoniaco dello Gnomus (in origine uno schiaccianoci), un piccolo gnomo deforme immaginato in una danza grottesca tra urla e balzi tra le ombre.
La seconda Promenade, dai toni più dolci rispetto alla prima ci guida fino alle porte de Il vecchio castello; un’immagine che descrive una torre medievale, probabilmente dipinta da Hartmann durante un viaggio in Italia, ai cui piedi un menestrello canta una serenata.
Il primo tema è un cantabile nostalgico, il secondo è elegiaco, mentre il terzo, dal ritmo lentissimo, a poco a poco, svanisce.
La terza Promenade è eclatante e ci introduce alle Tuileries.
Questo movimento dal tono giocoso e spiritoso descrive dei bambini che giocano nei Giardini delle Tuileries di Parigi.
Si passa, senza “passeggiata”, a Bydlo. Una musica grave e ritmata descrive con un crescendo iniziale, un lento degradare ed un pianissimo finale, l’incedere pesante di un carro trainato da buoi (bydlo in polacco) lungo il suo inesorabile cammino.
Una quarta Promenade, leggera, quasi in punta di piedi, ci porta al Balletto dei pulcini nei loro gusci.
Un brano pieno di humor dove lo scorrere delle note richiama i pigolii ed il tipico zampettare dei pulcini.
Di nuovo senza “passeggiata”, il brano Samuel Goldenberg & Schmuyle.
Musorgskij unisce due quadri con un unico brano che descrive la conversazione tra i due personaggi ebrei polacchi.
Il ricco Samuel Goldenberg, è rappresentato con un tema grave e pomposo, la melodia si ispira ad un canto autentico ebreo, mentre per il povero Schmuyle il motivo è più acuto e lamentoso.
I due temi si sovrappongono fino a quando il primo personaggio si sbarazza dell’altro, importuno e la musica grave sopraffà quella acuta.
La quinta Promenade, praticamente identica alla prima, arriva Al mercato di Limoges, grande scena di animazione popolare, festosa di colori per la quale Musorgskij immagina i dialoghi buffi tra i popolani.
Ad un tratto la musica piomba bruscamente negli abissi delle Catacombae con un brano lentissimo dai forti contrasti dinamici quasi a voler simulare il suono di un organo.
Cum mortuis in lingua mortua rappresenta la “passeggiata” del compositore tra le Catacombe.
E’ una variazione sul tema della Promenade.
L’ispirazione, in questo caso, non viene da un quadro, ma è un momento dedicato al ricordo ed ai pensieri di Musorgskij sulla morte dell’amico Hartmann.
Da una antica fiaba russa irrompe La capanna sulle zampe di gallina, la casa della strega Baba Yaga.
La musica incalzante, cupa e minacciosa raffigura la strega che volteggia in aria con la sua scopa per riapparire e lasciare il passo al brano finale, La grande porta di Kiev, ispirato ad un progetto dello stesso Hartmann che non vide mai la luce.
E’ costituito dallo tema delle Promenade, in forma epica e grandiosa a descrive la magnificenza dell’edificio, alternato ad un corale di tipo religioso, fino alla spettacolare conclusione.
Ufficio Stampa Concita De Luca - Olga Chieffi
Ufficio Stampa del Comune di Vietri sul Mare: Andrea Pellegrino
Il tocco internazionale dei concerti di Villa Guariglia Martedì 29 luglio, alle ore 21, si esibirà sul celebre belvedere un duo lusitano, composto da Luis Meireles al flauto e Maria Josè Souza Guedes al pianoforte
Salerno. Giro di boa, martedì 29 luglio, per il cartellone della XVII edizione dei Concerti d’ Estate. Tocco internazionale per il festival che alle ore 21 (Ingresso Libero), accenderà i riflettori sul flautista Luis Meireles in duo con la pianista Maria Josè Souza Guedes, che spazieranno da gemme del pieno romanticismo a pagine contemporanee di compositori della propria terra ll festival quest’anno è il capofila degli eventi cofinanziati con PO FESR Campania 2007 – 2013 Ob. O. 1.12 con DD.GR. n.197/2013 e n.692/2013: La Scoperta della Campania – Sessione “Giugno 2014 – Gennaio 2015” . I “Concerti d’estate di Villa Guariglia”, che rientrano nel PO FESR Campania 2007 – 2013 Ob. O. 1.12 , si avvalgono anche del contributo ed il patrocinio del Comune di Vietri sul Mare, della Provincia di Salerno, della Camera di Commercio di Salerno, della Coldiretti Salerno, dell’EPT, della Fondazione Cassa di Risparmio Salernitana, del Gal Casacastra e del Conservatorio di Musica “Giuseppe Martucci” di Salerno. Il faro di Erchie che svetta dalla costa a picco sul Mediterraneo, riletto artisticamente da Giancapetti (il maestro della ceramica scomparso lo scorso 18 gennaio), è l’immagine del festival E si propone come una dedica a colui che seguiva abitualmente la rassegna, riservandosi un posto in seconda fila. Anche per questa edizione, parallelamente ai concerti, si terrà la Mappa del Gusto, il format nato con il festival ed organizzato con la preziosa collaborazione della Coldiretti di Salerno che mette in campo i ristoranti del territorio per la preparazione di un menù dedicato, realizzato utilizzando solo prodotti d’eccellenza del territorio, fondendosi con l’edizione 2014 del progetto di Campagna Amica “Colti e mangiati”. Questa sera, tocco internazionale per il festival che ospiterà un duo lusitano composto da Luis Meireles al flauto e Maria Josè Souza Guedes al pianoforte. I musicisti hanno scelto di principiare la loro performance con la Sonata in do maggiore di Gaetano Donizetti, scritta dall’autore nel 1819 agli esordi della sua attività di compositore. É un breve lavoro di soli due movimenti un Largo e Allegro, in forma semplice e scrittura sobria ma agile e gioiosa in cui traspare già il gusto teatrale. Seguirà la Fantasia per flauto e pianoforte tratta dalla Suite per le musiche di scena di “Peer Gynt” di Ibsen op.38, composte nel 2001 da Eurico Carrapatoso, compositore portoghese, dalla fresca e vivace invenzione. Nel gennaio del 1824 (ma c'è chi propone gli ultimi tre mesi del 1823), Franz Schubert scrisse sette Variazioni per flauto e pianoforte prendendo come tema il Lied numero diciotto della raccolta "Die schöne Müllerin", ciclo che allora non era state ancora pubblicato. Il titolo del Lied è "Trockne Blumen", "Fiori appassiti", mentre i primi versi recitano: "Ihr Blümlein alle", "Voi fiorellini tutti", donde le diverse diciture con cui queste Variazioni vengono a volte titolate. Schubert non ha composto altro, in precedenza, per flauto e pianoforte; né replicherà, in futuro, per questo organico: un unicum sono le Variazioni op. post. 160, D. 802: il capolavoro. Ci si è spesso interrogati sul perché Schubert abbia preso quale tema per delle variazioni una canzone triste, posta al cuore di un ciclo che dice solo amarezza, solitudine, dolore. La variazione è sfoggio di brillantezza, di fiduciosa sicurezza: perché un Lied che parla di piccoli fiori ormai secchi, quelli un tempo donati da un amore ingannevole e ora in un tempo velocissimo trasposti nella tomba? Non è esteriore la scelta di Schubert. La melodia del Lied è rispettata quasi alla lettera; soprattutto nella prima esposizione viene lasciata praticamente intatta - con minime fioriture di note di volta - quella quartina con curvatura ora discendente ora ascendente che nel Lied originale disegnava le quattro parole chiave del testo di Wilhelm Müller: "die sic mir gab", "che lei mi dava", "mit mir ins Grab", "con me nella tomba". Quattro parole, sempre tre lettere ripetute: secche, monosillabi come gocce di dolore. Che Schubert - come sempre lui solo - sa vestire di leggerezza; un giro di note quasi prevedibile tanto è semplice, che sa di canzone popolare, su accordi pudichi, quasi un ostinato, del pianoforte. Non c'è ironia, non c'è tragedia. È un po' la stessa strada del poeta Müller, lui che si chiamava di cognome "mugnaio", e che al "Müller" infelice dedicò il proprio ciclo più famoso, con la storia del mugnaio che la bella mugnaia tradisce per via di un cacciatore. Come Müller, anche Schubert erge a protagonista delle Variazioni lo scorrere incessante dell'acqua del ruscello, il monotono girare a vuoto della ruota del mulino; il continuo mutamento contro la perenne ciclicità: entrambi senza punti saldi, entrambi viandanti, "Wanderer". E il "wandern" acquatico è in primo piano nelle Variazioni per flauto. Accostandolo all'acqua, Schubert precorre Debussy e l'acquaticità affidata al flauto dall'impressionismo. Acqua disegnano le variazioni (acqua come suono, ma anche come disegno, se andiamo a vedere i guizzi a rivoli graffiati veloci nei sessantaquattresimi dell'originale in manoscritto), acqua che scorre e acqua che inesorabile torna su se stessa. Dal clima di tragedia non si esce, anche se il passo (quasi una marcia funebre è la variazione finale) va dal minore al maggiore: la tonalità del Lied viene anch'essa rispettata - con la prima parte in mi minore, che sfocia nella seconda in mi maggiore - ma il carattere del modo maggiore non si apre alla consueta solarità. E il ritmo puntato, pesante, solenne, che è nel tema della voce ed enfatizzato nel pianoforte nella sezione finale, resta la caratteristica principale di queste Variazioni. Le dipanano alternativamente, ora il flauto, ora il pianoforte; tre per ciascuno. Ma il canto conclusivo, che li vedrà insieme, avrà la stessa piega amara della poesia di Müller, dove la primavera arriva e arriva maggio, perché tutto scorre - l'acqua, il tempo. Inutile bagnare di lacrime, sperando che si rianimino, dei fiori ormai secchi. Ancora un omaggio alla scrittura contemporanea di un conterraneo del duo, il portoghese Fernando Lapa, con tre dei quatro versos de Ohlar Suspenso composti nel 2012, musica descrittiva dei verdi profili del distretto di Vila real, alla ricerca delle proprie radici, prima di chiudere con la trascrizione della sonata per violino op. 36 di Gabriel Piernè, composta nel 1900. Si tratta di un'opera intensamente cromatica che ricorda Franck nella sua modulazione costante e il fluttuante centro tonale. Il lavoro è anche congiunturale, un altro cenno a Franck, il maestro della scrittura ciclica, in cui alcuni o ciascuno dei movimenti contiene elementi degli altri. Il primo movimento ha due temi principali: il primo è subito vivace, giocoso, e malinconia, mentre il secondo è tranquillo e lirico. Un ritmo puntato pervade l'accompagnamento, interrompendo, ma intrecciandosi, con la fluidità dell’ arpeggio, contrasto che tanto caratterizza i duo con pianoforte francesi e del primo Novecento. Il primo tema si muove attraverso diversi metri (10/16, 2/4, 6/8), sfruttando tutti e tre senza mai stabilirsi in uno ben preciso. Il secondo tema principale viene introdotto nel mezzo del movimento. Il suo accompagnamento di pianoforte accordale, che è nettamente diverso dal movimento costante del primo tema, fornisce tregua momentanea dal ritmo frenetico e permette all'ascoltatore di concentrarsi sulla melodia del violino. Il secondo movimento è basato su una melodia cadenzata cui aggraziato, tema danzante viene espresso dal flauto e poi dal pianoforte. Il terzo movimento inizia con una riaffermazione del secondo tema del primo movimento. La sua esposizione lenta e lirica offre rapidamente il testimone ad un agitato e ritmo veloce. Rapidi spostamenti di tempo e d’umore caratterizzano questo movimento, caratterizzato da una progressione discendente cromatica. Il tema di apertura della sonata, su cui si basa il primo movimento, è ripreso a metà del terzo movimento, reintrodotto da una sequenza di trilli del flauto, prima dell’esplosione di arpeggi del legno e su accordi coinvolgenti del pianoforte.
L’Ufficio Stampa: Concita De Luca - Olga Chieffi
L’Ufficio Stampa del Comune di Vietri sul Mare: Andrea Pellegrino
Metti una sera a Villa Guariglia; un raffinato pianista come Francesco Nicolosi; due splendide voci narranti come quelle di Anna Teresa Rossini e Mariano Rigillo; le parole tratte dal melologo di Tennyson e la musica dal grande compositore tedesco come Richard Strauss e la suggestione di una magica notte di mezza estate prende corpo. Ancora una volta il festival "Concerti d'estate di Villa Guariglia" ha scritto una bella pagina tra storia, musica e culture anche con la presentazione del libro di Maria Monica Martino, "La tentazione della vita" (edizione Fondazione Mario Luzi). Sulla terrazza antistante l'ingresso della villa che fu dell'ambasciatore Raffaele Guariglia, la Coldiretti Salerno ha presentato alcune delle aziende d'eccellenza dell'agroalimentare in Campania. A raccontare per immagini i momenti salienti della serata sono gli scatti di Michele Mari.
E' stato un concerto che ha saputo regalare un crescendo di emozioni, quello che lo scorso 25 luglio l'Orchestra del Conservatorio "Giuseppe Martucci" di Salerno, diretta dal M° Massimiliano Carlini, ha regalato al pubblico presente in villa comunale a Vietri sul Mare per il festival "Concerti d'estate di Villa Guariglia". Un successo in termini di presenze e di critica. Così come raccontato anche dalle fotografie di Michele Mari.
Si recupera questa sera (domenica 27 luglio), alle ore 21, a Villa Guariglia, il concerto di beneficenza, promosso dall’Associazione Progetto Famiglia Cooperazione Onlus in programma lo scorso 22 luglio e rinviato per la pioggia. Con l’appuntamento di stasera, che vedrà salire sul palco il soprano Anna Corvino e la pianista Paola Petrosino, saranno raccolti fondi per il Centro Jean Paul II impegnato nella costruzione di una casa per studentesse a Koupéla in Burkina Faso. L’ingresso al concerto, che rientra tra gli eventi speciali della diciassettesima edizione dei “Concerti d’estate di Villa Guariglia”, è di 10 euro.
Il festival quest’anno è il capofila degli eventi cofinanziati con PO FESR Campania 2007 – 2013 Ob. O. 1.12 con DD.GR. n.197/2013 e n.692/2013: La Scoperta della Campania – Sessione “Giugno 2014 – Gennaio 2015” . I “Concerti d’estate di Villa Guariglia”, che rientrano nel PO FESR Campania 2007 – 2013 Ob. O. 1.12 , si avvalgono anche del contributo ed il patrocinio del Comune di Vietri sul Mare, della Provincia di Salerno, della Camera di Commercio di Salerno, della Coldiretti Salerno, dell’EPT, della Fondazione Cassa di Risparmio Salernitana, del Gal Casacastra e del Conservatorio di Musica “Giuseppe Martucci” di Salerno. Anche per questa edizione, parallelamente ai concerti, si terrà la Mappa del Gusto, il format nato con il festival ed organizzato con la preziosa collaborazione della Coldiretti di Salerno che mette in campo i ristoranti del territorio per la preparazione di un menù dedicato, realizzato utilizzando solo prodotti d’eccellenza del territorio, fondendosi con l’edizione 2014 del progetto di Campagna Amica “Colti e mangiati”.
Il soprano Anna Corvino, reduce dall’applaudito debutto in Bohéme, opera che ha chiuso il cartellone lirico del Teatro “Giuseppe Verdi” di Salerno, gemma del magistero di Marilena Laurenza, entrerà in scena sulle note di “O mio babbino caro”, la semplice melodia di Lauretta, dal Gianni Schicchi di Puccini, per poi trasformarsi in Violetta, nella sua ultima vera aria, “Addio del passato”, un arioso trattato con molta libertà che va per accenni sul sentiero dei ricordi verso l’oblio ultimo, l’inno dimesso, crudele e lapidario alla vita negata. Passaggio all’operetta con Virgilio Ranzato, autore delle musiche, di Cin Cin la, il quale ha arricchito la partitura di arie e duetti che sono entrati nella storia della “piccola lirica”, come il celebre duetto Oh, Cin Ci La (mordi, rosicchia, divora), memore della tradizione del café-chantant, melodia che meglio rappresenta non solo il gusto italiano degli anni Venti, ma anche la moda dilagante per l’esotismo e per una Cina di maniera, che ascolteremo dalla Anna Corvino. Si proseguirà con “Tu che m’hai preso il cor” da “Il paese del sorriso” di Franz Lehar, in cui stavolta il soprano eseguirà la celeberrima aria del tenore Sou-Chong, dalla fresca e spiegata melodia. Trasferta oltreoceano per West Side Story di Leonard Bernstein, per la versione della scena shakespeariana del balcone, Tonight, rimane ancora oggi uno dei più potenti showstopper (pezzo che ferma lo show, provocando applausi a scena aperta) del teatro di Broadway, prima di chiudere la prima parte della serata con l’allegra rumba, Smile, eterno augurio di ricerca della felicità, soundtrack de’ “La vita è bella” di Nicola Piovani. La seconda parte del concerto sarà interamente dedicata alla tradizione partenopea, con un florilegio delle più amate melodie del periodo d’oro della canzone napoletana. “Te voglio bene assaje”, con la sua ondeggiante melodia, inaugurerà il secondo set, prima di evocare la sfida lanciata a Gabriele D’Annunzio sui tavoli del Gambrinus da Ferdinando Russo per una lirica in vernacolo partenopeo, che dette vita alla canzone “’A vucchella” su musica di Francesco Paolo Tosti. Infatti, D’Annunzio scrisse il testo, per scommessa, volendo dimostrare all’amico che contrariamente a quanto questi scherzosamente sosteneva, anche un poeta di origini non partenopee era in grado di scrivere una canzone napoletana. E ancora “I’ te vurria vasà”, composta nel 1900 e “Napule ca se ne va”, sino a “Non ti scordar di me”, “Passione”, “Funiculì funiculà” e “O sole mio”, simboli di un canto perduto del quale risulta non facile fissare la specifica identità perché esso è come un mare che ha ricevuto acqua da tanti fiumi, figlia della poesia, come quasi tutti i canti di antica tradizione, e ha espresso, come le è universalmente riconosciuto i sentimenti, la storia e i costumi di un popolo.
IL PROSSIMO APPUNTAMENTO. Martedì 29 luglio, alle ore 21, sarà ancora un duo a calcare le tavole del palco di Villa Guariglia a Raito di Vietri sul Mare, e precisamente il duo formato dal flautista Luis Meireles e dalla painista Maria José Suoza Guedes. L’ingresso è gratuito.